Vita da scrittrice: riassunto di anni spesi fra un pc, sogni e fantasia
Quando sento dire: “voglio diventare uno scrittore”, i miei pensieri scoppiano in una risata sarcastica che trattengo saldamente dentro la mia testa.
Mica voglio ferire i sogni di chi ho davanti.
È che spesso queste persone non hanno idea di cosa stanno dicendo.
Soprattutto, non sanno nè quanta fatica c’è dietro un libro, nè quanto lavoro li aspetti dopo.
Lo dico anche a te: se tu vuoi diventare uno scrittore, leggi queste righe, poi, se sei ancora convinto, benvenuto nel club!

Punto 1:
A mio avviso, ci sono tre categorie di scrittori: quelli che non sanno scrivere ma si credono i nuovi Destojvski, quelli che scrivono bene ma lo fanno per puro diletto o prestigio, e quelli che scrivono per vocazione (o passione, se preferite).
Di gente che s’improvvisa scrittori senza rendersi conto che c’è bisogno di conoscere le regole base dell’italiano scritto, ce n’è tantissima. Non sto parlando di errori che possono scappare e facilmente identificabili come sviste: parlo di lacune grammaticali vere e proprie. Sono le stesse persone che non ascoltano i consigli (o le critiche), e che anzi si rifiutano di vedere la mostruosità dell’opera e che si lamentano se non trovano un editore o, peggio ancora, pubblicano in self publishing, avvelenando il segmento. Persone così ne ho conosciute – non molte per fortuna - ma so che in giro ce ne sono parecchie.
Le persone che scrivono saltuariamente e bene, per diletto o per prestigio, non possono definirsi scrittori. Mi spiego meglio: hanno scritto un buon libro, riescono a pubblicarlo, ma poi tutto finisce lì. Non si sbattono più di tanto a farsi conoscere, né gli interessa: si sono tolti lo sfizio e ora sono in pace con se stessi. Va benissimo, ma che non si definiscano scrittori. Perché, a mio avviso, i veri scrittori, sono quelli che appartengono alla terza categoria.
Lo vero scrittore è colui che ha una sorta di vocazione, nonché talento di base, e che scrive, scrive e scrive a prescindere da chi lo leggerà. È colui che si mette costantemente in gioco, che accetta e impara dalle critiche, che sa che un buon libro è il risultato di un gioco di squadra. Il desiderio che i suoi libri vengano letti da tutti, arriva naturale. E allora cerca contatti, collaborazioni, editori validi, organizza presentazioni, bazzica il settore. È colui che frequenta corsi di scrittura per migliorarsi, colui che legge tanto e che cerca di imparare il più possibile dai grandi. Tutto, pur di farsi conoscere; tutto pur di trasformare la sua passione in un lavoro.
A dir la verità c’è un’altra categoria, formata dagli scrittori già “arrivati”: non serve che ti dica chi sono.
Punto 2:
Nel 95% dei casi, non vivrai dei tuoi libri. Se speri di portare a casa uno stipendio o quasi vendendo le tue opere, mi dispiace avvisarti che non sarà così. Per cui tieniti stretto il tuo impiego, e considera la vendita dei tuoi libri un secondo lavoro o quasi. A meno che tu non abbia la grande fortuna di incontrare un editore che creda in te e ti faccia conoscere al mondo intero. In quel caso, potresti pure avere la fortuna di vivere davvero dei tuoi libri.
Punto 3:
io sono una di quelle che credeva di poter vivere dei propri libri, poi, a distanza di tanti anni e seppur tante, belle soddisfazioni, mi sono resa conto che non è fattibile. Se ami la scrittura ti ritroverai a fare lavori strettamente collegati a questo mondo e, a meno che tu non sia una persona che abbia già la fortuna di avere come prima occupazione questo, ti ritroverai (come la sottoscritta) a fare un lavoro che non c’entra nulla con quello che vorresti e trascorrerai tutto il tuo tempo libero fra la stesura e la promozione dei tuoi libri e aiutando gli altri a fare lo stesso.

Se sei davvero uno scrittore, il faticoso cammino su questa montagna non ti fermerà.
Anzi, farai sempre di più. Perché supererai i primi traguardi e la soddisfazione sarà benzina per la tua ambizione. Mentre la sera vedrai gli altri andare a dormire o sdraiarsi su un divano, tu ti collegherai al pc e scriverai; mentre gli altri faranno una bella gita fuoriporta, tu ci rinuncerai perché sai che una bella copertina costerà poco meno di quella vacanza. Se hai figli piccoli, ti destreggerai fra i loro impegni e i tuoi – e mi dispiace dirti che, se sei una madre, sarà ancor più impegnativo. Però, se sei uno vero scrittore, non mollerai. Perché queste difficoltà diventeranno panorami splendidi da ammirare ogni volta che taglierai un nuovo traguardo. La tua famiglia diventerà il tuo sostegno più grande e sarà sempre lì a fare il tifo per te. Le ore di sonno perse, la frustrazione, la delusione: quando vedrai apparire le recensioni positive o salirai su un palco con i tuoi lettori a guardarti, sparirà tutto.
Da quando ho cominciato il mio percorso di scrittrice, ho vissute tante bellissime esperienze. Qualcuna è stata pure brutta ma è servita. Fiera del Libro di Roma, Interviste tv, giornali e web, presentazioni, collaborazioni, Elimobile, Casa Sanremo, Salone del Libro di Torino: tutti eventi indescrivibili che non hanno attirato l’attenzione delle grandi CE, non mi hanno portato ingenti guadagni, anzi: spesso è stato il contrario.
Ma va bene così.
